Nanni Zedda - annalauradiluggo

Vai ai contenuti
Nanni Zedda
Regista


Quando Annalaura di Luggo mi ha chiesto di girare il documentario su Blind Vision ho accettato immediatamente, perché le sue opere ti parlano direttamente al cuore, senza filtri. Come lei. Ma non potevo immaginare quanto questo progetto mi avrebbe toccato e coinvolto, sia dal punto di vista personale che professionale. Ho sposato quest’avventura con curiosità ed entusiasmo. Abbiamo affrontato il percorso narrativo senza idee precostituite, proprio perché volevamo metterci in ascolto, dare spazio alla spontaneità dei nostri interlocutori e lasciare che fossero loro a indicarci quali argomenti trattare e come. E questa è stata la chiave giusta, perché ci ha offerto una testimonianza emozionante che ha ridefinito per me il concetto di disabilità. Durante le interviste ci sono stati dei momenti nei quali è stato difficile trattenere la commozione, davanti alla straordinaria umanità, alla determinazione nel prendere le redini della propria vita e guidarla dove si desidera, alla disarmante gioiosa dolcezza anche nelle conversazioni più dolorose, all’acuta individuazione dell’essenziale che vede con più chiarezza dei miei stessi occhi. Anche sotto l’aspetto professionale è stata un’esperienza unica, perché mi sono trovato davanti ad una sfida creativa nel rappresentare visivamente un mondo privato delle immagini. Così ho scelto un linguaggio più cinematografico che televisivo, giocando con la luce e la sua assenza, proprio a simboleggiare la cecità. Girare praticamente al buio, illuminando solo parzialmente i volti, poteva sembrare insensato; eppure questa intuizione ha preservato l’intimità che abbiamo provato sul posto, mentre vivevamo le emozioni. Attraverso ciò ho cercato di trasmettere i pensieri, le sensazioni, le atmosfere, in modo diretto e spontaneo, come le persone che si sono raccontate. Alla fine spero di essere riuscito a restituire quella connessione empatica che Annalaura ha stabilito durante le interviste e attraverso le sue fotografie, che non si limitano a esplorare l’iride della persona, ma si addentrano nella sua anima, creando un’opera d’arte unica, in tutti i sensi. Entrare in contatto con questi compagni di viaggio è stato naturale e immediato. Raccontarli con la macchina da presa è stata una profonda emozione e sono infinitamente grato a loro e ad Annalaura per un’esperienza spirituale cosi arricchente per la mia vita e per la mia carriera.

© Annydi 2020
Torna ai contenuti