andreaviliani - annalauradiluggo

Vai ai contenuti
Andrea Viliani
Direttore
MADRE. Museo d’arte contemporanea Donna Regina

La Fondazione Donnaregina per le arti contemporanee ha avviato nel 2013 un programma di patrocinio denominato Matronato, volto al riconoscimento e alla promozione di progetti che, per il loro valore e qualità culturale, stimolino la coesione sociale, la ricerca scientifica e umanistica, il dialogo fra diverse discipline, il supporto alla produzione e alla mediazione artistica quali fonte e stimolo di progresso collettivo. Blind Vision, che ha ricevuto il Matronato della Fondazione, è il titolo dell’articolato progetto di Annalaura di Luggo presso l’Istituto per non vedenti e ipovedenti Paolo Colosimo di Napoli, in cui l’artista scandisce fra loro i piani della ricerca scientifica e sociale, della registrazione fotografica e dell’interazione performativa. Ma, soprattutto, dell’attenzione e della perlustrazione di modi espressivi in grado di restituire la verità dell’oggetto e soggetto della ricerca stessa. Nella sua pratica artistica, di Luggo indaga – con l’approccio di una ricercatrice che però non si riferisce a nessuna disciplina predefinita o metodo consolidato – un unico soggetto: l’iride dell’occhio umano, rappresentato attraverso macro-obiettivi fotografici e un sistema di ripresa brevettato espressamente per escludere dal campo dell’indagine e della rappresentazione ogni riflesso di luce. Ogni iride restituisce l’unicità di ogni essere umano, come l’impronta digitale, come il DNA. Per approfondire e radicare questo assunto, ogni scatto fotografico è preceduto da conversazioni fra l’artista e l’individuo, che diviene al contempo soggetto attivo di questa relazione e oggetto consapevole di questa ricerca. L’opera finale quindi è costituita non solo da una documentazione fotografica, che ha quasi la natura di un referto scientifico, ma anche dalle annotazioni dei pensieri e delle memorie condivise dai diversi soggetti con l’artista. Articolando questa dicotomia fra corpo e mente, apparenza esteriore e sfera intima, di Luggo sfida il suo metodo d’analisi e i fondamenti stessi della sua disciplina, affrontando, nel caso di Blind Vision, lo sguardo di soggetti con disabilità visiva totale o profonda. Approfondendo una relazione di confronto e interazione corrisposta, l’artista ha prediletto un contatto tattile e orale per introdursi in una dimensione di esperienza e di comportamento che approfondisce il concetto stesso di “visione”, evocandone e condividendone modi alternativi. Anche le opere divengono così metafore di questa empatia conoscitiva: installazioni multimediali immerse in un buio ridefinito dalle componenti uditive e dalla consistenza tattile che si esplica nella tridimensione. Il processo con cui l’artista comunica ulteriormente questa epistemologia delle visioni possibili è affidato a supporti anch’essi sinestetici, in cui immagine, parola, suono, si sovrappongono e, appunto, si ridefiniscono reciprocamente. Come vedere, che cosa vedere… domande che divengono, in Blind Vision, sinonimo di un’interrogazione più assoluta sulle realtà molteplici dell’individuo, sui pluri-versi della nostra condizione umana.

© Annydi 2020
Torna ai contenuti