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PLURIBUS
In principio era il cubo, potremmo dire con linguaggio ardito come geometria simboliga del luogo, dei luoghi dove da sempre poggiamo i piedi e guardiamo il cielo, trasformando, tutto e tutti, nel tempo, a partire dall’incontro di Narciso con uno specchio d’acqua, per arrivare a quelli che conoscono il tramonto, tanti tramonti, ma confidano nell’alba, nel ritorno della luce, perché nessuno può prescindere da essa, anche se non la vede con i propri occhi, perché è l’energia delle stagioni, la clorofilla delle creature arboree, la vita come sogno, durante il giorno, il sogno come vita durante la notte. Perché è ad esse, a tutte queste cose e ad altre ancora, che abbiamo visto, che vediamo, che vedranno, si organizza l’unità originaria dell’uno/tutto e del tutto/uno, con ognuno di noi che porta il proprio frammento, per costruire una scala tonale, ritmica, infinita. Ogni invenzione artistica, ogni scoperta scientifica, è un evento già inscritto nell’ordine universale e nei segreti molecolari, fondendo il bene col bello, il genio con le virtù dell’ingegno, che è molteplicità, originalità, che si sprigiona da cultura del sapere e del volere, sul trono condiviso dell’immaginario. Hic et nunc, come grande cubo di specchio, simbolo di antico e naturale, fuori, mentre dentro è magia di visibile che diventa invisibile, di invisibile che diventa visibile, visitando misteri e virtù, gioie dell’arte e moltitudini etiche ed estetiche, che fanno cause prime della nostra esistenza, in meraviglia e gioia.

Francesco Gallo Mazzeo

PLURIBUS | 2018
installazione multimediale
ferro, specchi, 4 monitors, audio
cm 235x235 (JUS Museum, collezione permanente)
© Annydi 2020
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